I dieci anni che sconvolsero il Monte

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Visto a posteriori, possiamo ben dire che gli anni dal 2001 al 2011 sono stati decisivi per il Monte dei Paschi di Siena, un periodo in cui “la banca più antica del mondo” è definitivamente implosa e si sono poste le premesse per la sua graduale distruzione, preceduta dalla fuoriuscita dell’Istituto dall’orbita senese, che nel corso dei secoli aveva costituito l’alveo rassicurante del suo sviluppo. Con scientifica potenza di fuoco, il Monte è stato dapprima indebolito colpendo al cuore il suo azionista principale (la Fondazione, espressione della comunità) e poi gradualmente ridimensionato, fino a costituire un “problema” per l’intero sistema bancario. Molto si è scritto, in questi anni, sulle vicende che hanno portato all’attuale situazione della banca toscana, ma poco si è capito su cosa sia realmente successo. Si è parlato molto di politica, di cronaca giudiziaria, di gossip, di cronaca nera, e molto poco di banca.
Attraverso la lettura di un testimone diretto degli avvenimenti, si cerca ora di colmare questo vuoto informativo. Parlangeli è stato, dal 2001 al 2003, direttore amministrativo della Fondazione MPS, e dal 2003 al 2011 direttore generale (per antica consuetudine statutaria definito anche “provveditore”). In un modo o nell’altro, sono transitate dalla sua scrivania tutte le vicende rilevanti del periodo, per quanto riguarda il sistema bancario.

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Sono passati quasi 17 anni dal 15 settembre 2008, quando la statunitense Lehman Brothers, quarta banca più grande del mondo, dichiarò la bancarotta dando il via al più grande fallimento della storia creditizia. Le ragioni del crac furono molteplici, ma la causa maggiore fu la crisi dei mutui subprime, ossia la corsa alla concessione di prestiti immobiliari a chi non aveva le necessarie garanzie per ottenerli. È ovvio che la responsabilità non fu di chi chiese il finanziamento, ma di chi lo concesse per intascare le provvigioni. All’epoca Lehman era talmente grande che nessuno si immaginava la fine che avrebbe fatto. Anzi, viveva quasi un senso di impunità. Si pensava infatti che godesse della regola “too big to fail” (troppo grande per fallire). La mancanza di regole e controlli produsse un fallimento che costò decine di migliaia di miliardi di dollari e generò un esercito di disoccupati. Investì le borse di tutto il mondo, dando il via a una recessione globale. Il Monte Paschi di Siena, come tanti altri istituti, risentì del terremoto Lehmann. All’epoca era una delle più grandi banche italiane e stava cercando di crescere ulteriormente, ma il terremoto finanziario che investì l’istituto cambiò le carte in tavola.
(Edoardo De Biasi)

Autore

MARCO PARLANGELI

Dimensioni

14×20,5

Formato

Cartaceo

ISBN

979-12-80920-70-6

Lingua

Italiano

Lunghezza

242 pagine

Marco Parlangeli

Senese della Contrada della Lupa, sessantacinque anni e una lunga carriera in banca culminata nei quasi dieci anni di servizio come direttore generale (provveditore) della Fondazione Monte dei Paschi di Siena – all’epoca una delle maggiori in Europa –, Marco Parlangeli ha maturato una vasta conoscenza del mondo degli affari e dell’economia, anche nelle successive esperienze di manager d’azienda e di insegnamento, in Italia e all’estero. Ha ricoperto ruoli importanti in primarie società e nel settore non-profit (è stato membro del consiglio di amministrazione di Mediobanca e di F2i, e presidente dell’Associazione delle fondazioni europee) e ha al suo attivo collaborazioni con riviste e siti specializzati, oltre alla pubblicazione di un giallo finanziario, La truffa del mare. Attualmente tiene un blog molto seguito in cui tratta argomenti economici, finanziari e socio-politici.

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