La festa e la paura. Interpretazioni del Carnevale

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Non è certo nostra intenzione “riscrivere” qui, in poche pagine, la storia del Carnevale: sia perché ci hanno già provato in troppi, sia perché tali tentativi sono tutti insoddisfacenti, sia infine perché non faremmo che ripetere, a nostra volta, tesi insicure e poco convincenti. Tuttavia, qualcosa bisognerà pur cercar di dire. Un fatto è sicuro. Il periodo che comincia con l’Avvento e termina con l’Epifania è un tempo denso, un tempo alto, una grande festa. Beninteso, la festa vera e propria comincia soltanto con il Natale: da allora, si ha un susseguirsi di feste – le “dodici notti”, il periodo religioso e festivo che intercorre tra il Natale (25 dicembre) e l’Epifania (6 gennaio) – che in un certo senso costituiscono un continuum che salda quasi l’anno che precede a quello che segue, impedendo di valutare la “rottura” costituita dalla fine e dall’inizio dell’anno o attenuandone la portata. Ma dopo l’Epifania, se non si può dire che il vero e proprio tempo di festa continui, si ha tuttavia una fase crepuscolare che dura alcune settimane e all’interno della quale si consumano (è il caso di dirlo) i resti dell’anno vecchio, ci si congeda definitivamente da esso e ci si prepara intanto alle fatiche pre-primaverili.

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Il Carnevale è una festa inquietante, che viene vissuta nell’ombra della morte. Le maschere sono in realtà mascae, spettri, presenze demoniche, o nel caso più favorevole presenze protettive ma anche ammonitrici delle larve degli antenati. I canti, gli scherzi, la licenza sessuale, le mangiate, servono in realtà a dissimulare l’angoscia; anzi, diciamo pure la paura. E tale angoscia, tale paura sono di arcaica origine magica. L’anno muore, nulla ci assicura che rinasca. Con l’anno che finisce potrebbe terminare anche l’ordine: sia quello cosmico, sia quello sociale. Rinnoviamo quindi il ciclo della vita, rifondiamo il kosmos che ha periodicamente bisogno di essere rinnovato e rifondato: il che significa altresì purificato. Ma, a questo scopo, è necessario dissolverlo nel chaos primordiale, in modo che possa distruggersi e ristabilirsi: e le forze della distruzione debbono essere rigorosamente funzionali alla società che le esprime, in modo da compiere perfettamente il loro ruolo ma al tempo stesso limitarsi ad esso. Si tratta quindi di forze latenti, che nella vita quotidiana costituiscono un pericolo e che solo un rigoroso uso del rito può scatenare e quindi imbrigliare di nuovo. Ogni società ha i suoi “dèmoni familiari”.

Autore

FRANCO CARDINI

Dimensioni

12×18

Formato

Cartaceo

ISBN

979-12-80920-34-8

Lingua

Italiano

Lunghezza

84 pagine

Editore

La Vela

Franco Cardini

Franco Cardini è professore emerito di storia medievale presso l’Istituto di Scienze umane e sociali di Firenze (Scuola Normale Superiore, Pisa). Ha insegnato in varie università in Europa e all’estero e collabora con alcune testate giornalistiche e varie emittenti televisive. Si occupa soprattutto di storia delle crociate, pellegrinaggi, rapporti fra mondo europeo e civiltà musulmana, storia militare e religiosa, magia e scienze occulte.

Edizioni La Vela