L’America secondo Trump

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Per comprendere le ragioni del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, è opportuno partire da alcune considerazioni di natura economica.
La prima. È evidente che il Pil non misura lo stato di salute di una popolazione. I due temi veri sono rappresentati dall’inflazione e dall’aumento delle disuguaglianze legato alla finanziarizzazione; questi due elementi hanno decisamente pesato di più nell’elettorato americano rispetto a una crescita del Pil di cui hanno beneficiato solo le fasce medio-alte della popolazione.
La seconda. Kamala Harris si è spostata verso un ceto medio decisamente benestante, che non rappresenta più il cuore della società americana. Quel popolo vuole eroi di cartapesta ma dai tratti decisamente muscolari e antisistema come Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo che parla e si atteggia come i frequentatori dei tanti bar americani; non ascolta più il monito dei colti attori o dei super-ricchi sportivi che hanno abbandonato le loro radici.
In sintesi estrema, Trump è l’incarnazione di un modello confuso, che forse non esiste, ma è molto forte nella percezione degli americani, a cui la criminalizzazione dei democratici e persino le condanne penali hanno dato forza. Ecco, Kamala Harris non ha capito, o forse non poteva capire, che la dimensione popolare vale molto di più, in termini di consenso, della raffinata difesa di una civiltà ormai osteggiata da larghissima parte del mondo.

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Donald Trump e James David Vance sono stati interpretati come una possibile soluzione alla visione economica dei dem, decisamente troppo elitaria e troppo vicina ai grandi monopoli, a cominciare da quello delle Big Three (i fondi di investimento internazionali Vanguard, BlackRock e State Street). Su un piano più specifico, Trump ha dato voce ai sindacati arrabbiati contro le case automobilistiche, ormai più attente alla finanza che alla produzione, ai sostenitori dell’economia dei bitcoin e al vasto mondo degli hedge fund aggressivi: in sostanza, a pezzi della vecchia America e della nuova. Dai dipendenti dei casinò, ai farmer, ai sempre più sparuti operai, alle microimprese. Il nuovo presidente ha poi interpretato l’insofferenza popolare verso il modello “illuministico” dell’America sostenitrice dei diritti civili e dell’esportazione dei conflitti in nome di una democrazia sempre più incomprensibile: in fondo l’opinione pubblica Usa non apprezza certo l’ostilità maturata verso il paese dai quattro quinti del mondo.

Autore

ALESSANDRO VOLPI

Dimensioni

12×18

Formato

Cartaceo

ISBN

979-12-80920-62-1

Lingua

Italiano

Lunghezza

80 pagine

Editore

La Vela

Alessandro Volpi

Alessandro Volpi insegna Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Si occupa di questioni finanziarie, con particolare attenzione ai mercati internazionali. Collabora con “Altreconomia” e “Left”. Tra le sue pubblicazioni più recenti ricordiamo: Storia del debito pubblico in Italia. Dall’Unità a oggi (insieme a Leonida Tedoldi, Laterza, 2021); Prezzi alle stelle. Non è inflazione, è speculazione (Laterza, 2023); I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia (Laterza, 2024).

Edizioni La Vela